venerdì 14 maggio 2010

La Banda del Brasiliano

di John Snellinberg (in uscita in dvd dall'8 Giugno). Una cosa sopra tutte le altre: a guardare questo film mi sono davvero divertita un sacco e i motivi sono tanti. Il primo è che dietro al progetto si vede che c'è un gruppo affiatato d'amici e appassionati, un collettivo di talenti di casa nostra raggruppato sotto il nome John Snellinberg (dovuto, fare alcuni nomi: Patrizio Gioffredi -regia, sceneggiatura, montaggio; Lorenzo Orlandini - sceneggiatura, aiuto regia: Elisa Baldini - produzione, assistente alla regia; Sara del Santo - sceneggiatura, assistente alla regia; Duccio Burberi - direttore della fotografia, operatore; Alessio Pepi - colonna sonora, mixaggio; Simone Cinelli - assistente di regia, backstage). Chissà che atmosfera c'era sul set? Secondo me si sono divertiti di brutto anche loro sia a scriverlo che a girarlo, la cosa trasuda da ogni scena. Il secondo è che ci dobbiamo inchinare ai 2000 euro di budget totali in cui sono riusciti a stare per la realizzazione del loro primo lungometraggio.
La Banda del Brasiliano muove le fila da vecchi polizieschi anni '70, di cui si sente l'omaggio già dal titolo, evocativo di pellicole quali La Banda del Gobbo e La Banda del Trucido. Proprio come quei film che gli autori tanto amano e citano di continuo (da Milano Violenta a Cani Arrabbiati, da Milano odia: la polizia non può sparare a Liberi, Armati e Pericolosi), anche questo film ha l'obiettivo di raccontare le tensioni socio-politiche che attraversano l'Italia d'oggi, in cui c'è poco spazio per i giovani, costretti a pagare "le colpe dei padri", disoccupati e arrabbiati. Girato tra Prato, Livorno e Napoli, La Banda del Brasiliano quindi non rimane solo un semplice esercizio di stile, ma con un linguaggio asciutto, divertente (ai limiti del grottesco a volte), ma intelligente, ci racconta la rabbia di un gruppo di giovani scalcagnati che per farsi sentire rapiscono un impiegato Comunale che tirano scemo con i loro discorsi sui polizieschi (quelli che le vecchie generazioni potevano vedersi al cinema  - e magari non ci andavano), sulle scapestrate storie di lavoro vissute e su cui sfogano la loro disperazione che però non trova un piglio concreto per svanire. Compratelo è un prodotto assolutamente originale... e poi incoraggiamo chi in Italia ci prova "a fare altro"! 


*Sul numero di PIG di giugno troverete l'intervista a PATRIZIO GIOFFREDI. 

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