mercoledì 12 maggio 2010

Robin Hood

di Ridley Scott (in sala dal 12/05/2010). Anche se la figura di Robin Hood è stata ormai trattata in tutte le salse, ogni volta che esce un altro film estrapolato dalla leggenda non si vede l'ora di andare a vederlo, anche per sapere cosa un regista sia stato "ancora" in grado di cavarne. Ridley Scott con la sua pellicola (fra l'altro film d'apertura - oggi - del Festival di Cannes) opta per un prequel, ovvero tutto ciò che c'è stato prima del mito. 
XIII sec. Inghilterra: Robert Longstride è un abile arciere al servizio di Riccardo I, sovrano in guerra con la Francia. Durante il ritorno delle truppe verso Londra però, il monarca viene ucciso, il che convince Robert e il suo manipolo di amici ad abbandonare definitivamente il campo di battaglia. Ma sulla strada verso la libertà partecipano ad un'imboscata organizzata ai danni di una piccola armata inglese incaricata di riportare la corona del defunto re a Londra e capitanata da Sir Loxley. Questi cade sul campo, ma prima di spirare incarica Robin di portare la sua spada al vecchio padre per ricevere il suo perdono. Pensando che sia un'ottima occasione per avere un passaggio verso casa, ma non intenzionato ad esaudire l'ultimo desiderio dell'uomo, Robin ne prende le vesti, ma arrivato a destinazione la sua coscienza è più forte e si reca a casa dell'anziano e cieco Loxley. Questi, prossimo alla morte, gli chiede di fingere di essere suo figlio tornato dalla battaglia e marito della bellissima Marion. Qui scoprirà-ricorderà di essere figlio dell'uomo che scrisse La Carta della Foresta (che chiedeva al sovrano inglese più libertà e democrazia per i suoi villaggi), ribellandosi così ai soprusi di Re Giovanni (succeduto al fratello Riccardo): un uomo capriccioso, egocentrico e stupido che trascinerà la nazione nella povertà assoluta, rischiando poi di non avere un esercito pronto a sostenerlo nella guerra con la Francia.
Bla, bla, bla... potrei andare avanti con la trama, ma mi fermo qui perché, come vedete, è davvero complessa... A tratti durante la proiezione mi è capitato di pensare che la stessa identica storia, ma con meno denaro, in Italia sarebbe stata trasformata in materiale per una fiction a due puntate. Momenti di sceneggiatura davvero degni di nota, si alternano a cadute di stile e qualunquismi che a "questo" tipo di cinema (quelle dei grandi nomi e delle grandi cifre), un po' si è stufi di perdonare. Per il resto il film di Scott è divertente: chi andrà in sala a vederlo non rimarrà deluso perché ci troverà il mix che si aspetta e come lo aspetta, con ottima action (ma senza esagerare), amore, affetti, i suoi dannati flashback... perfino un po' di critica socio-politica! Il problema per me, a parte il tutto, è stato però di leggere dietro a questa patina ben strutturata da blockbusterone, una furbata che un po' mi lascia indispettita. Robin Hood è un giocattolo costruito per cavarci un super botteghino: Russel Crowe che con Scott aveva fatto Il Gladiatore e qui fa la stessa parte di eroe-bistecca, il citazionismo spiccio che Scott usa nel film (tipo la scena dell'arrivo delle navi inglesi che è lo stesso di Salvate il Soldato Ryan... e lo capiscono tutti, anche mia nonna!), le frasi-scene alla Harmony tra lui e Marion... mah... Certo, tutti lavorano per fare botteghino. Certo, è una "macchina da soldi" ma quantomeno ben fatta. Certo, chi mi dice che questo Robin Hood è memorabile rido. C'è già Il Gladiatore (e anche lì...). 

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