giovedì 13 gennaio 2011

Vallanzasca - Gli Angeli del Male

di Michele Placido (in sala dal 21/01/2011). Seguendo la scia di Romanzo Criminale, Placido ritorna sugli schermi con la storia di un altro famoso criminale dei nostri tempi: Renato Vallanzasca, interpretato da un sempre bravo Kim Rossi Stuart. Fedele al suo schema narrativo, Placido ci racconta la nascita del Vallanzasca fuorilegge, ovvero già da quando, alla più tenera età con la gang di amici che poi lo accompagnerà per una vita intera, libera la tigre di un circo non ritenendo che la gabbia sia l'habitat adatto per un animale come quello e per questo viene sbattuto in riformatorio. Già da qui capiamo che piega voglia far prendere Placido al suo film, che gode di una buon messa in scena, con una fotografia che vira dai toni freddi a quelli caldi di continuo in una giostra emotiva che percorre tutto il film, ma che per l'ennesima volta pecca di obiettività. Uno spettatore qualunque che non conosce una fava della storia di Vallanzasca uscirà dal cinema con la convinzione che gli stronzi siano quelli che lo ricercavano, perché tutto quello di cui è stato accusato lui non l'aveva commesso, ma ci finiva indirettamente per colpa di qualcun altro che lui non denunciava perché era un gentleman, rispettoso con chi derubava, amico dei più deboli, amato dalle donne, stimato dagli altri criminali... Ora... Non dico che tutto questo in parte non fosse Vallanzasca, ma la sua parte nera, il suo Mr Hyde, in tutto questo dove sta? Perché così mi sembra un film su Robin Hood...
Placido è però bravo a descrivere il personaggio riassumendo in sole due ore un arco temporale che inizia nel 1985, quando Vallanzasca ha 35 anni ed è rinchiuso nel carcere di Ariano Irpino, per finire nel 1987 con la fuga dal traghetto che da Genova lo avrebbe dovuto riportare all'Asinara, Sardegna (quindi tralasciando l'ultimo tentativo di fuga del '95). Un periodo limitato che però viene inframmezzato di continuo da flashback, ricordi che man mano diventano sempre più accelerati. Altra grande prova anche per la scelta del cast: oltre al già citato Rossi Stuart in accento milanese, infatti troviamo Timi, Solarino, Bleibtreu, Scianna, Paz Vega...
Pensando che un regista abbia il diritto di ri-vedere la storia e un personaggio come preferisce, è giusto dire che Placido quantomeno persegue il suo punto di vista senza mai prendere cantonate fino alla fine (chiudendo perfettamente il cerchio con l'ultima inquadratura), ma è giusto però che il pubblico non prenda la storia raccontata come la Storia (e questo passaggio c'è il rischio che a volte venga saltato).
VOTO: 6½

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