giovedì 20 gennaio 2011

True Grit

di Joel e Ethan Coen (in sala dal 18/02/2011). Visto che il titolo non vi sarà di certo nuovo, rispolveriamo un po' le polveri cerebrali: True Grit è stato un film del 1969 diretto da Henry Hathaway, tratto dall'omonimo romanzo di Charles Portis. True Grit è il nuovo film dei Coen e azzarderei, la più fedele e incredibile pellicola costruita attorno al romanzo. Nel ruolo del testardo Cogburn, che valse l'Oscar a John Wayne come Miglior Attore protagonista, troviamo un rivalutato Jeff Bridges, mentre Matt Damon è LaBoeuf, lo sceriffo che con l'ubriacone Cogburn e una quattordicenne si mette alla ricerca dell'uomo che ha ucciso il padre della ragazza per un cavallo, pochi dollari e due pezzetti d'oro: Tom Chaney (Josh Brolin). Girata tra New Mexico e Texas, la nuova pellicola dei Coen è un western in piena regola, che si va a posizionare nella loro filmografia dietro a quel Non é Un Paese per Vecchi in cui si facevano le ossa (per modo di dire...) nel genere. Sospeso tra classico intramontabile e ormai celebre "rivisitazione di genere alla Coen", True Grit è un omaggio al western vecchio stile, con una sceneggiatura incalzante e splendida (le parti delle ragazzina - per non contare l'interpretazione perfetta della pressoché sconosciuta Hailee Steinfeld - sono da manuale) e il risultato di un cast in uno stato di grazia. 
La domanda che mi si era inchiodata in testa prima di andare alla proiezione era "ma come faranno i Coen a rifare una pellicola di questo tipo rimanendo però fedeli a se stessi?". E invece ancora una volta i due ci stupiscono su come riescano a ricreare personaggi e situazioni, trasudando se stessi nelle battute e nella messa in scena, e il finale... ragazzi che bellezza! Se avevamo un cult estremamente pulito, qui troviamo un remake originale che con ironia e un tocco di nonsense rende la storia narrata per il grande schermo ancora più interessante, nonostante rimanga attaccata alla realtà e all'originale cinematografico. I Coen giocano con il piacere di raccontare una storia (anche in questo caso, la missione da portare a termine, fulcro narrativo di qualsiasi western, passa quasi in secondo piano rispetto a quello che ci sta in mezzo e all'approfondimento di personaggi e situazioni) e producono un film forse meno "fuori dalle righe" rispetto ai loro precedenti, ma comunque incredibile. D'altronde stiamo parlando di un genere che ha fatto (anche) la storia di Hollywood e che è pronto a fare botteghino (in U.S.A. teniamo conto che è uscito per Natale), ma che è fortemente ancorato a un'autoralità che poco ha a che fare con quello che in mano ad altri poteva diventare un semplice blockbuster.
VOTO: 9

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