giovedì 7 ottobre 2010

Womb

di Benedek Fliegauf (non è prevista uscita italiana). Rebecca e Tommy si conoscono da bambini e hanno una breve storia d'amore infantile che li segnerà nonostante le loro strade si divideranno in breve. Molti anni dopo si rincontreranno e quella fiamma mai spenta accenderà una bruciante storia d'amore tra i due, che però dura poco, perché Tommy muore in un incidente. Rebecca, dilaniata dal dolore e incapace di vivere senza di lui, si rivolge a un misterioso "Laboratorio di Replicazione Genetica" per farsi impiantare nell'utero un nuovo Tommy. Da qui ne scaturirà una storia complessa di affetti vecchi e nuovi, di sofferenze che non si riescono a cancellare e di nuovi problemi da affrontare.
Il regista Benedek Fliegau, classe 1974, ci racconta una storia complessa, stupenda nella sua messa in scena (la fotografia algida di Péter Szatmàri è una delle cose più emozionali del film, soprattutto nel rendere magnificamente allo spettatore quel senso di intimità, ma allo stesso tempo di inadeguatezza di cui tutto il film è permeato). 
Il problema di Womb sta però nella narrazione: mentre la prima parte, quella della storia d'amore tra i due, scorre veloce, ma ben rappresentata nella sua veste passionale e tenera di sguardi e gesti, la seconda sulla fecondazione ci fa rimanere un po' perplessi. Espressioni e stati d'animo dei suoi protagonisti sembrano non evolvere mai, che potrebbe anche essere una scelta autorale, ma diventa poi piuttosto deviante per lo spettatore che finisce per non capire dove il film voglia andare a parare. Insomma, se all'inizio ero tutta agitata e scombussolata, verso la fine incominciavo a tirare i primi sbadigli. Anche perché, scegliere di raccontare una storia come quella della replicazione genetica per riportare in vita il tanto amato ragazzo e farmi vedere la donna che è attratta dalla sua stessa prole, ci sta, ma allora raccontami quello che sta provando. Il silenzio come espressione del dolore dopo un po' è snervante. Tema sicuramente complesso, ma su cui ogni tanto si sperava di vedere un qualche guizzo di estro in più.

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