martedì 12 ottobre 2010

Passione

di John Turturro (in sala dal 22/10/2010). In un'era in cui tutto è scaricabile, Turturro ci porta alla scoperta di una tradizione folkloristica che non muore, anzi sopravvive e si rinnova: quella della canzone napoletana. Il regista, come una sorta di Cicerone discreto, mai troppo presente in video, ma di cui avvertiamo l'occhio attento e la voce curiosa dietro alla macchina da presa, mette in scena una sorta di juke-box che coinvolge la città e i suoi interpreti più celebri. Ci dice che a Napoli, nonostante tutto, la gente continua a cantare, quasi fosse un bisogno, dipingendo di suoni le sua mura. Turturro sceglie e rinterpreta in chiave più moderna canzoni della tradizione popolare e ce le fa spiegare, attraverso girato ad hoc in taglio documentaristico e filmati d'archivio, da cantanti e musicisti (tra i tanti: Spakka-Neapolis 55, Avion Travel, Misia, Pietra Montecorvino...), poeti e personaggi leggendari (Beppe Barra, Sergio Bruni, Renato Carosone, De Lucia...).
Il film, nonostante l'argomento non proprio di largo respiro trattato, scorre via liscio e lo spettatore troverà di che imparare e divertirsi. Turturro costruisce un buon prodotto a metà tra documentario e fiction, facendoci conoscere un immaginario e una tradizione popolare e culturale, a volte dimenticato. E che un italo-americano (più americano che italo) ce lo venga a raccontare non vi nascondo che un po' mi ha lasciato basita, anche perché lo fa approfondendo il tema, non rimanendo in superficie, nonostante per alcune messe in scena si vede che la mano è quella di autore non nazionale. Prende la sceneggiata napoletana, in cui lo scenario tipico è il vicolo, e ambienta pressoché tutto in esterni, nelle strade e nelle piazze di Napoli, tra rovine e passanti incuriositi, ma ci aggiunge il ritmo del videoclip. Non ci mostra la degradazione della città, quella che conosciamo dalla cronaca televisiva odierna, ma ci racconta la sua storia di precarietà sociale, per le continue invasioni a cui è stata sottoposta negli anni, per le speculazioni avvenute, per le sue estreme credenze religiose, per la sua immagine turistica abusata e mitizzata.
Uniche pecche le parti un po' troppo da carosello, con personaggi noti messi a puntino per accalappiare magari qualche spettatore in più, ma che poco hanno a che fare con un immaginario consolidato di Napoli (Fiorello che cavolo c'entra? E la parte di Ranieri!?! Che oscenità...)  e il montaggio alternato, un po' troppo "filmino da matrimonio" sul finale di volti della città. Capiamo l'intento emozionale, ma un troppo lungo e troppo poca come idea.
Comunque sia... Passione è senza dubbio un film originale e che fa trasparire l'amore con cui il suo regista l'ha fatto crescere.

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