martedì 10 agosto 2010

L.A. Zombie

di Bruce La Bruce. Chi sia Bruce La Bruce credo sia noto ai più, soprattutto a chi ama le splatter-trashiate come la sottoscritta, ma anche per la sua carriera "pornografo omo" e fotografo di fama internazionale. Scoperto che Bruce era al Locarno FF col suo nuovo film e che questa volta aveva tirato in mezzo anche gli zombie, non mi sono certo potuta esimere dall'andarlo a vedere. La proiezione è stata presentata dallo stesso regista che ha speso poche parole: "Oggi i giornalisti mi hanno spiegato cosa vuol dire il mio film, per me era solo un esperimento divertente".  In effetti questo è l'unico approccio con cui ci si può rivolgere a un film con L.A. Zombie, a tutti gli effetti un film sperimentale, una parodia-denuncia della condizione dei senzatetto a L.A. e della definizione "morti viventi". Per spiegarci: il film si apre con questo zombie (interpretato dal divo del cinema porno gay Francois Sagat) che emerge dalle acque della baia della città degli angeli e inizia a vagare per e strade desolate. Salto. Un ragazzo giovane guida la sua macchina, vede lo zombie al ciglio della strada e gli dà un passaggio. Salto. I due hanno fatto un incidente: il ragazzo è a terra con il petto dilaniato e lo zombie si riprende nella vettura accartocciata. Si avvicina al ragazzo per vedere cosa sia successo e vedendolo morto estrae il suo membro uncinato e si mette a scopargli il costato. Il ragazzo torna a vivere. Il film è tutto così: situazioni di violenza che sfociano in morte con cui lo zombie arriva a riportare vita col sesso. Tra sangue finto a profusione e circostanze narrative care a La Bruce (vedi l'appartamento con i maschioni palestrati in completini sado che, assassinati per un litigio con degli spacciatori, finiscono a fare una gang bang con lo zombie), L.A. Zombie è un film volutamente esagerato, che non tenta di mascherarsi da nient'altro, tant'è che non è nemmeno sceneggiato, e in linea con l'estetica del regista. Divertente.  Non cerchiamoci quello che non c'è.

Nessun commento:

Posta un commento