lunedì 22 febbraio 2010

Wolfman


di Joe Johnston (uscito in sala il 19.02.2010). La critica ci aveva già buttato sopra pattume da settimane, ma essendo una scettica di natura ho preferito non fidarmi e andare a verificare di persona. Il mio entusiasmo per questa pellicola credo sia durato per circa 10 minuti, ovvero il tempo di apprezzare fotografia, scenografia e costumi, poi STOP. 
Quando si parla di personaggi come Wolfman, non penso che occorrano presentazioni, visto che sono più o meno 70 anni che il cinema ne propone versioni differenti. Johnston fa un salto temporale a ritroso e tenta di riportare sul grande schermo la figura del licantropo attingendo a piene mani dalla tradizione gotica e da quella ottocentesca del romanzo dark, ma cadendo poi nella presunzione di fare rientrare in tutto questo anche i cardini della super produzione hollywoodiana (sul finale vi dico che ci sono delle scene talmente imbarazzanti che ho trattenuto a stento delle sonore risate in sala). Quando parlo di storpiature da super budget, lo faccio anche a livello di trama, perché la storia d'amore viene inserita spesso a forza, ma senza uno sviluppo vero e proprio, e assume i connotati di una tragedia shakespeariana volutamente annunciata e sottolineata (come a dire "ve lo dico che sto dando sta linea narrativa in caso non lo capiste da soli perché siete scemi") da mille escamotage - da Benicio/Wolfman che è un attore che interpreta Amleto, al dettaglio del libro stesso di Shakespeare. Mi chiedo però  che bisogno ci fosse di calcare tanto la mano con questo spunto narrativo, soprattutto a livello amoroso, visto che invece il rapporto con il padre - che dovrebbe indubbiamente essere il più approfondito - viene abbastanza "buttato lì" tanto che ad un certo punto vi troverete a chiedervi "ma com'è che si stanno così sul cazzo sti due?". E tanto che ci siamo, non tralascerei di dire che il regista ha davvero avuto poca fantasia con Hopkins, a cui avrà detto "Hai presente quel personaggio che avevi fatto un po' di tempo fa... come si chiama? Ah, già... Hannibal Lecter... ecco, ispirati a lui... un po' più morbido perché non lo possiamo fare uguale, ma lui...". Vergogna!
Un film da catalogare alla voce TAVANATA! 

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