mercoledì 15 settembre 2010

Somewhere

di Sofia Coppola (in sala dal 3/9/2010). Ci sono film davanti a cui non si riesce a prendere una posizione marcata: odio o amore? Somewhere di Sofia Coppola è uno di questi.
La Coppola costruisce amabilmente uno dei suoi classici film tanto poetici nel suo descrivere una situazione, un periodo di mezzo-una seconda possibilità che viene offerta ai suoi protagonisti, quanto inconcludente. Chi conosce la filmografia della regista, a questa affermazione potrebbe sobbalzare dicendo "Beh, perché gli altri com'erano?", ma Somewhere è diverso e la differenza sta nel fatto che stringi stringi rimane solo una pellicola carina, che si poggia su cliché come quelli dell'artista sbandato tutto sesso e alcohol, ma dalla vita sola e triste, che un giorno scopre che sua figlia potrebbe riempire i vuoti e silenzi che lo opprimono. Narrativamente il film della Coppola, diciamocelo, è pressoché nullo (e quei pochi accenni di sceneggiatura che ci sono fanno rimpiangere amaramente i bei tempi di Lost In Translation - vedi attimi di panico come "Questa canzone mi piace molto, è così rilassante": canzone dei Phoenix, la Coppola è fidanzata/sposata col frontman.... ti prego dai no).
Ma c'è il risvolto della medaglia, quello della regia, su cui non ci si può passare sopra con occhio distratto. E sotto questo profilo Somewhere diventa un film meraviglioso. La Coppola costruisce inquadrature semplici, quasi elementari, perché quello che vuole traspaia dallo schermo è di continuo lo stato d'animo dei suoi personaggi. Il lavoro fatto nella direzione attorale, soprattutto contando che è una pellicola pressoché non parlata, è sorprendente (la scena della ragazzina a tavola che guarda il padre gelosa perché, a far colazione con loro, c'è "la sua scappatella notturna", è di una perfezione mostruosa nella sua semplicità). Coerente con una sua estetica e una sue etica, Sofia ambienta il suo film in un hotel, il famoso Chateau Marmont a Los Angeles, dove il protagonista, una sorta di star hollywoodiana, alloggia circondato da belle donne, feste continue e ozio. Una sorta di limbo, un territorio neutrale in cui i suoi personaggi si trovano a fare i conti con la propria vita e il destino (vedi Lost In Traslation). Somewhere si apre con la macchina guidata da Johnny (il protagonista) che corre in cerchio in una zona deserta, come a simboleggiare lo stato mentale in cui si trova: fermo su quello che sta facendo, senza vie di fuga. Poi la macchina ricorrerà spesso nel film, fino alla fine (e su questo non accenno più nulla, ma fateci attenzione alla differenza rispetto alla prima scena).
Con questo non credo di riuscire a giustificare pienamente il premio come Miglior Film a Venezia perché dobbiamo essere onesti: se la pellicola fosse stata mostrata a scatola chiusa, senza sapere che fosse della regista, non credo gli si sarebbe data tutta questa importanza. Un film a mio avviso è fatto da tante componenti e la regia sì, è importante, fondamentale direi, ma è solo una di queste. La Coppola con Somewhere firma un gioiello di stile, ma con una storia un po' troppo scontata e senza estro.

Ascoltiamoci i Phoenix:

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