lunedì 15 marzo 2010

Precious



di Lee Daniels. Di questo film se n'è parlato talmente tanto che l'unica cosa che ci viene da chiederci è come mai (anche in periodo post Oscar) non si sappia ancora quando verrà distribuito nelle nostre sale. Tratto dall'opera Push di Sapphire, Precious di letterario ha ben poco. Precious Jones ha 17 anni, un peso che si aggira probabilmente sui 150 Kg, la pelle nera come il carbone, vive ad Harlem, è analfabeta, viene trattata peggio di Cenerentola dalla madre che la odia, è stata violentata ripetutamente dal padre da cui ha avuto una bambina down (che la madre chiama Mongo con disprezzo) e da cui è in attesa del secondo... non vado avanti per non rischiare di fare spoiler, ma vi posso assicurare che le sfighe che capitano a questa povera creatura non finiscono qui! 
Precious non so come dirlo... non mi è piaciuto. Adesso potete anche mettermi alla gogna. Perché? Perché è inutile che tentiate di convincermi del contrario, ma è il classico esempio di film che poggia (senza valore aggiunto) su una storia ad effetto. Perché ad effetto? Perché se l'obiettivo è quello di entrare nel cuore dello spettore, Precious lo fa per la prima mezz'ora, poi stai lì a non capacitarti del turbinio di sfighe che si alternano sullo schermo e di cui la povera protagonista è vittima. Troppo, troppo per risultare credibile, commovente e non patetico-agonizzante. Che voi adesso mi dite... Ma queste cose succedono davvero... Ok gente, ma allora io ribatto che succedono è vero, ma condensate tutte nel giro di quasi 2 ore di film non raggiungono l'obiettivo desiderato (almeno su di me), anzi... Per non creare l'effetto nausea al cinema puoi scegliere cosa raccontare, su cosa calcare, così è esagerato. Pensate a tutte le sfighe che possono capitare a una persona nella vita... Precious le subisce TUTTE! 
Il fatto è mi può anche stare bene che agli Oscar abbia vinto per la Miglior Sceneggiatura Non Originale e per la Miglior Attrice Non Protagonista (Mo'Nique nei panni della madre), ma già la candidatura come Miglior Film e Miglior Regia mi lascia alquanto perplessa... fatemi capire... Se io faccio un film su un abitante delle popolari di Napoli, picchiato dal padre, senza madre, analfabeta, padre a 15 anni di un bambino zoppo avuto da una prostituta, arrestato per associazione mafiosa perché incastrato, ma pulito... ho accesso diretto agli Oscar anche se finisce lì? No. E allora finiamola di gridare che Lee Daniels ha tirato fuori un capolavoro. Un film modesto, socialmente (quasi) interessante, ma con pochi riscontri. 

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