mercoledì 3 marzo 2010

Alice in Wonderland

di Tim Burton (in sala dal 03/03/2010). La sensazione permanente che si prova per la durata del film è quella di totale disorientamento. Ho aspettato a scriverne, a volte aiuta, ma ancora sono scettica a proposito. L'Alice di Burton è un film senza dubbio interessante, ma pieno di controversie e controsensi interiori, come quel continuo passaggio dal grande al piccolo e viceversa a cui l'eroina è soggetta. Un po' mi sono sentita anch'io così, portata alle stelle per poi venire rispedita nelle stalle, causa forse anche l'esubero di aspettative a riguardo. 
Comunque lontano dal cartone animato del 1951, la produzione resta sempre in casa Disney; nonostante questo il regista rimane fedele all'estetica dark che lo contraddistingue, con tanto di caratterizzazioni dei personaggi davvero notevoli. Ma qui c'è la prima sbandata: a parte i momenti sorprendenti in cui man mano i personaggi burtoniani vengono svelati allo spettatore, i seguaci del regista verranno colti da sconforto quando capiranno che sono lontani dal loro ego fuori dal comune diventato nel tempo un marchio di fabbrica. L'unica che lo è fino in fondo è la Regina Rossa (sul fatto che fosse il personaggio preferito dall'autore ci avrei messo la mano sul fuoco), una svitata che vorrebbe essere amata, ma non riuscendoci preferisce essere odiata, brutta e dalla testa troppo grande, che vive nell'ombra della sorella minore, la Regina Bianca, raffigurata come il classico stereotipo della "bionda svampita". Anche il Cappellaio Matto, un Johnny Depp cliché dei suoi personaggi interpretati col regista, è bellissimo a vedersi, ma un po' poco a farsi (e si porta a casa il premio "scena imbarazzante" del film... capirete, non vi svelo nulla... ma sappiate che mi sono coperta gli occhi perché non ci credevo che avessero avuto il coraggio di mettere una roba simile).
Il dilemma che mi affligge ancora (sono un'estimatrice del regista) è se non sia così severa perché stiamo parlando di Burton, perché se guardiamo il film per quello che è, ovvero una favola prodotta dalla Disney, la pellicola ci sta tutta. O forse no... perché la morale della favola allora dove sta? Alice è arrivata ad un punto della sua vita dove deve fare delle scelte, ma è immobile, arrivando ad essere spinta da un destino già scritto, da una missione (che sia quella in Wonderland o nella vita) voluta da altri. Così come il perenne scontro tra forze del bene e del male giocato su un campo di battaglia rappresentato come una scacchiera, con tanto di draghi, spade e cavalieri... Non è un po' poco?  Per non parlare del fatto che, se è vero che l'Alice del film si trova male nella sua vita reale, fatta di borghesia latente, formalismi e regole dettate, tanto che si crede pazza e tutti lo pensano di lei, perché va a combattere per riportare la "normalità" in un mondo che sta vivendo la sua follia (negativa d'accordo, ma allora ci voleva un ribaltamento)?
Non so quanto la Disney abbia giocato in tutto ciò, di sicuro lo andrò a rivedere, perché comunque è un film strabordante nella sua visione, sperando che ne caverò fuori di più... e lo farò tralasciando il 3D, totalmente inutile.
 

1 commento:

  1. Guarda, mentre lo vedevo mi dicevo: "Ditemi che quello non è Tim Burton." e ne ho voluto parlare anch'io nel mio blog (ti metto il link così se vuoi vedere: http://almacattleya.blogspot.com/2010/03/una-bambina-di-nome-alice.html) per poi parlare della vera Alice.
    Purtroppo c'è lo zampino della Disney che poi bisogna considerare che Tim Burton è scappato dalla Disney perché non sopportava fare degli animali leziosi come ne "Red e Toby nemici&amici".

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