mercoledì 11 gennaio 2012

Shame


di Steve McQueen. Se McQueen ci aveva già deliziato con il non distribuito in Italia Hunger, in cui inaugurava un ottimo sodalizio con il suo attore feticcio (nonché una delle migliori rivelazioni dell'anno) Michael Fassbender (vincitore con questo film della Coppa Volpi come Miglior Interprete Maschile al Festival di Venezia 2011), con Shame fa un passo avanti. Marca il suo stile fatto di lunghe inquadrature, un accostamento continuo tra bellezza di messa in scena e ferocia di argomenti trattati, nel racconto questa volta di un dramma intimo che si consuma lentamente sul grande schermo, togliendo il fiato nella sua analisi profonda di quanto narrato, già dalle prime inquadrature (che introducono e ci catapultano da subito nell'universo di quest'uomo tormentato da una dipendenza sessuale). Nulla è lasciato al caso, tutto è atto a dirci qualcosa, perfino la musica di cui McQueen fa da sempre un utilizzo assolutamente particolare. Il sogno di ricominciare è sia quello del protagonista sia quello della sorella, una sempre perfetta Carey Mulligan che ci canta in una sequenza che incanta New York, New York, omaggio alla città in cui si trova, sinonimo del suo obiettivo. Ma i sogni e la vita, non coincidono quasi mai.
VOTO:

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