venerdì 17 giugno 2011

The Conspirator

di Robert Redford (in sala dal 22/05/2011). Avevamo lasciato dietro la macchina da presa l'affascinante Redford nel 2007, con Leoni per Agnelli. Oggi lo ritroviamo di nuovo impegnato in un film intento a raccontare ed analizzare la storia americana, un po' come ci suggerisce tutta la sua cinematografia, da Tutti gli Uomini del Presidente a Il Castello, e le sue produzioni, da I Diari della Motocicletta a A Civil Action. The Conspirator è un progetto che è rimasto nel cassetto dello sceneggiatore James D. Solomon per diverso tempo, nonché il suo primo lavoro trasformato in film. D'altronde è una storia che ha richiesto diversi anni di ricerca e approfondimento. 
Il 14 Aprile 1865 Abramo Lincoln viene assassinato. Sette uomini e una donna vengono arrestati per l'omicidio. Gli otto sono accusati di aver cospirato contro il Presidente, il suo Vice e il Segretario di Stato. Una vendetta a sangue freddo. Siamo a Washington e sullo sfondo riecheggia ancora la Guerra Civile tra nordisti e sudisti: una guerra che il giovane Fredrick Aiken (James McAvoy) ha combattuto. Tornato in patria e riprese le sue mansioni da avvocato, il ragazzo si troverà suo malgrado alla difesa della donna implicata nel caso: Mary Surratt. Durante l'impossibile processo militare a cui viene sottoposta la donna, Aiken comprende la sua innocenza e tenterà di difenderla in tutti i modi in uno stato di governo che non solo discrimina e non è democratico con l'accusata, ma anche con lui che non si sottomette a un'idea di legge corrotta e faziosa. 
Redford si vede che "il mestiere" lo ha nel sangue perché ogni inquadratura, ogni dettaglio  filmico non è mai messo a caso: dalla fotografia ispirata alle opere di Vermeer e Rembrandt, studiata nel dettaglio come i costumi su fotografie d'epoca, a inquadrature perfette per la narrazione e per lo svelamento di storia e personaggi. L'unica pecca del film, forse, è che al posto che essere un film storico, diventa un dramma in costume. La parte dedicata al duello in aula occupa gran parte della narrazione e poco tempo viene lasciato invece al dramma interiore dei personaggi. Un film di intrattenimento più che uno autorale, con una patina da super produzione hollywoodiana, che ha comunque il pregio di coinvolgere lo spettatore tenendo alto il ritmo dell'azione.
VOTO: 6½

Nessun commento:

Posta un commento