mercoledì 23 febbraio 2011

Small Town Murder Songs

di Ed Glass-Donnelly. Dopo aver visto questo film, molti si sono lanciati in parallelismi con il Non è Un Paese per Vecchi dei fratelli Coen e non ci viene difficile, per atmosfere e tensione narrativa, capire perché. Il canadese Glass-Donnelly sicuramente della lezione dei due maestri ne ha fatto tesoro prezioso, per costruire però qualcosa di diverso, che trova nella religione il vero elemento di disturbo e che mette a disagio lo spettatore. La pellicola è divisa in quattro capitoli, quattro precetti religiosi, che scandiscono il presente del protagonista facendo però riaffiorare il suo torbido passato. Walter, capo della polizia di un piccolo villaggio mennonita in Ontario, segue le indagini dopo il ritrovamento del cadavere di una ragazza sconosciuta sulle sponde del lago. L'uomo ha un passato travagliato, ma è proprio grazie alla scoperta della fede religiosa, che sta cercando di rimettersi in carreggiata e di ritrovare in tutti i modi il rispetto della comunità locale. Il regista è bravo a incuriosire lo spettatore svelando solo gradualmente ciò che affligge il passato di Walter, uno di quei personaggi apparentemente tranquilli di cui però si legge il lato psyco solo dallo sguardo - e in questo, lode all'interpretazione di Peter Stormare -; Glass-Donnelly lavora bene sulla costruzione psicologica del suo protagonista, ma anche sulla messa in scena di quello che lo circonda, tra scetticismo, perbenismo e ipocrisia. L'escalation d'inquietudine, va a sottolineare quello di violenza psicologica, che sfocia poi in un scoppio d'ira tanto immotivato quanto comprensibile. Il motivo religioso percorre tutta la pellicola ovviamente, diventando il fattore di soffocamento più oppressivo, accentuato anche dalla musica, un insieme di gospel - usati soprattutto nei passaggi più grotteschi - e melodie di più largo respiro. Un noir dalle connotazioni molto cupe, un dramma ansiolitico. 
VOTO: 7½

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