lunedì 17 gennaio 2011

La Versione di Barney

di Richard J. Lewis (in sala dal 14/01/2011). La Versione di Barney è uno di quei libri che mi ero promessa di leggere nel tempo, per poi trovarmi una settimana prima dell'uscita ad aspirarlo amandolo in maniera incredibile. Questo per dirvi che al cinema ci sono andata con la mente molto fresca di romanzo e questo non so se è stato un bene o un male. Sebbene mi fossi già preparata al peggio - d'altronde come sarebbe stato possibile tramutare alla perfezione la scrittura brillante e psicotica di Mordecai Richler? - devo dire che la sceneggiatura di Michael Konyves è ben strutturata e giocata per adattare al meglio la storia per il grande schermo, con trucchetti atti a dare più ritmo (vedi la situazione della morte di Boogie), e la voluta eliminazione di alcuni personaggi (es. i figli che da tre diventano due). Se è vero che mi sono sempre imposta di guardare lucidamente un film scostandolo dal romanzo in quanto materia narrativa differente, qui però non mi posso astenere da alcune domande. Tipo: perché l'eliminazione del personaggio di Terry McIver?  Cioè... Nel libro Barney Panofsky ne è completamente ossessionato e il suo romanzo - così come la sua vita - è quell'ultimo tentativo rimastogli per purificarsi dalle colpe che si sente addosso (quelle verso la moglie Miriam) e quelle che gli vengono mosse proprio dal suo rivale (la scomparsa - morte di Boogie). Brutta anche la scelta della sostituzione di Parigi con Roma nella parte dedicata alla prima moglie di Barney, con il tentativo poco riuscito di renderla una città bohémien. Inoltre, se nel romanzo la scomparsa-presunta morte di Boogie è IL tema ricorrente, quello su cui il protagonista cerca di dare la sua versione dei fatti, qui la storia è incentrata sull'amore tra lui e Miriam, che ora... non dico nel libro non ci fosse, anzi... Ma dove sta la "versione di Barney"?
Diciamo che chi non ha letto il libro troverà materia interessante, gli estimatori del romanzo (lo so... solita solfa) storceranno un po' il naso. E mi dispiace aver fatto un'analisi che poggia troppo sulla versione narrativa, ma da quanto ho intuito, è un libro che più o meno hanno letto tutti e quindi non vorrei che poi ne rimaneste delusi.
Per quanto riguarda Giamatti, diciamo che lui è il fiore all'occhiello del film, che porta avanti (insieme al divertentissimo padre Panofsky interpretato da Dustin Hoffman) con una incredibile interpretazione. Peccato per il suo personaggio, una versione molto ammorbidita e meno borderline del suo corrispettivo letterario (dove sta il mestolo e l'insegnante di francese, suo sogno erotico ricorrente?).
Diciamo che sia il romanzo che il film hanno in comune divertimento, commozione, intrattenimento intelligente... su questo non si può non essere obiettivi. Così come non ci sia stato uno stravolgimento completo della narrazione, ma forse per renderlo "per tutti" alla fine non accontenterà molti. 
VOTO: 6

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