lunedì 15 novembre 2010

The Social Network

di David Fincher (in sala dal 12/11/2010). Tutti conoscono facebook e dopo il film di Fincher tutti conosceranno la storia di facebook. Dove finisca la realtà e inizi la fiction, non sono problemi che mi sono posta andando al cinema a vedere questo film. Amante di Fincher e delle sue lunghe storie, fatte di archi narrativi regolari, ben strutturati e ben raccontati, quello che volevo vedere era un suo bel film. E l'ho visto!
The Social Network è una pellicola che parla di Mark Zuckerberg (il creatore di facebook) e della nascita del social network ai tempi di Harvard, ma anche la storia di un ragazzo, un genio diranno in molti, che si trova ad essere il più giovane miliardario della storia degli U.S.A. E questo stride... Zuckerberg si trova a fondare facebook, un network interno all'università, che man mano diventa il metodo di collegamento di milioni di persone nel mondo, dopo che la sua ragazza lo ha lasciato e nessun club universitario gli vuole aprire le porte. Mark è un escluso, il classico nerd che sfoga la sua rabbia nascondendosi dietro un computer e che usa la rete per una sua vendetta personale all'inizio, ma che ha anche i mezzi intellettuali che solo pochi hanno la possibilità di sfoderare come arma. La cosa funziona e allora viene avvicinato da chi, il giorno prima, probabilmente lo avrebbe picchiato nei bagni, vedendo in lui il proprio pezzo mancante per un'intuizione valida: il cervello.
Mark la fa sua, la stravolge, la rende alla portata di tutti e non un network per cuori solitari del campus... Ma una volta accesa la miccia e assistito all'esplosione, nessuno ci penserà troppo e andrà a bussare alla sua porta per chiederne una fetta: " Se i suoi clienti vogliono sedersi sulle mie spalle per sentirsi più alti...", inizia Zuckerberg in una delle risposte - e vi assicuro che ce ne sono diverse degne di nota -  secche e lapidali durante uno dei processi che lo vedono coinvolto. Quello che ci piace del film di Fincher, a parte la sua solita regia pulita ed essenziale, è la messa in scena dei personaggi, nella trasparenza che viene data loro attraverso i dialoghi (quello d'apertura del film tra Mark e la ragazza è un frullatore) e  l'interpretazione (Jesse Eisenberg è bravissimo).
Vorrei stare a parlare di questo film per molto, ma poi mi accusano sempre di essere prolissa e quindi tenterò di riassumere il mio pensiero in poche righe: Fincher è stato in grado di raccontare (bene) una storia di dominio pubblico, aggiungendoci un notevole profilo psicologico, catturando quelli che sono i problemi di una generazione, il suo modo di vedere le cose, le sue prerogative, attraverso uno script che non abbassa mai il tono e una buone dose d'ironia. Ci parla di talento e amicizia, che vanno a braccetto fino a quando non entra in gioco il fattore denaro e quindi le gelosie, le rivalse di chi ha avuto un'intuizione, ma non il talento necessario per portare a termine un progetto. Ci racconta la storia di un ragazzino geniale, ma solo, che soffre della sua condizione e vuole riscattarsi, ma esclusivamente per se stesso (perché Zuckerberg quando ha la proposta dei tuoi riccastri del club di lavorare al progetto, non accetta per diventare loro amico, non ne ha bisogno, non gliene frega, ma perché sa di poterlo fare meglio) e che si trova a combattere contro tutti, senza mentire, senza arrivare ad odiare nessuno... Perché come a tutti i grandi geni-artisti a lui interessa la sua "arte" e non che questa abbia profitto... Tenuta blockbuster per un film intelligente, autorale e ben fatto! Bravo Fincher, non mi hai deluso.

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