mercoledì 3 novembre 2010

Animal Kingdom

di David Michôd (in sala dal 30/10/2010). Visto che oggi è mercoledì e molti - causa biglietto ridotto - decideranno di muoversi verso i cinema a loro più vicini, vi consiglio (ve lo ordinerei, ma non sono anti-democratica... nel senso che capirei se opterete anche per L'Illusionista o Il Regno di Ga' Hoole) assolutamente di andare a vedere questo film, entrato di diritto nella mia Top 10 Annuale (che ovviamente svelerò prima di Natale). Inutile constatare come il cinema australiano sia portatore ancora una volta di un cinema innovativo, fatto di belle storie ben raccontate. Animal Kingdom è stato presentato Fuori Concorso all'ultimo Festival di Roma ed è il vincitore del Premio della Giuria nella scorsa edizione del Sundance FF. 
Torbida storia familiare, la pellicola è incentrata principalmente sul giovane J, che conosciamo seduto su un divano accanto alla madre morta d'overdose. Taciturno e bonaccione, J viene "adottato" dalla nonna materna e dai suoi quattro figli maschi: malviventi non di primo pelo, che la donna ama e giustifica sopra ogni cosa, in un rapporto morboso, che rasenta il complesso d'Edipo. 
David Michôd, al suo primo lungometraggio (prima aveva lavorato più che altro in sceneggiatura e regia di corti), firma un'opera impressionante nella sua complessità, una storia di affetti ed istinto animale, di violenza fisica e psicologia, che scandisce nel ribaltamento continuo delle situazioni e nei dialoghi. Ogni personaggio ha un suo carattere definito e un suo ruolo preciso in quella piccola società che è la famiglia: Joel è il capro espiatorio, Darren è il debole, Pope è il burattinaio, Craig è il braccio del burattinaio. E J? J deve ancora trovare il suo posto, decidere se vuole farne parte e in che modo (bellissimo il monologo sul "bush" che gli fa il poliziotto interpretato da Guy Pearce). E il finale è strepitoso... ve lo garantisco!
La trama vi terrà inchiodati allo schermo, ma ancora di più lo farà la costruzione-messa in scena dei personaggi, umani nel su essere torvi, ma anche inquietanti per lo stesso motivo. Michôd li segue lentamente, non dimentico del suo passato da reporter d'inchiesta sulla criminalità a Melbourne, e firma un'opera di fiction con alcuni aspetti molto simili a un documentario, un'interpretazione sul "regno" umano (animale). 

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