giovedì 25 marzo 2010

Happy Family

di Gabriele Salvatores (in sala dal 26/03/2010). Happy Family è il film del "Salvatores che è tornato a sorridere". Guardando due anni fa il suo Come Dio Comanda, probabilmente non ci saremmo mai aspettati che l'avrebbe seguito un film come quello che da domani potremo vedere in sala. Una bella commedia, un film divertente, ma dallo humor intelligente. Quando si parla di un film italiano è sempre un dovere (che palle!) specificare quel "ma", soprattutto con film come questo che rischia di essere infilato nel polverone nauseabondo dell'attuale "commedia all'italiana" (ma non si può trovare un'altra definizione? La Commedia all'italiana è un'altra cosa c***o). Happy Family è un film corale, un affresco dalle connotazioni pirandelliane che racconta la storia di uno scrittore alle prime armi che viene letteralmente catapultato nella storia che sta scrivendo in seguito ad un incidente. Conoscerà quindi i componenti di due famiglie che intrecciano i loro destini a causa dei due figli appena sedicenni che si vogliono sposare. 
C'è tutto di Salvatores in questo film: il ritorno alla sua Milano, che viene omaggiata non solo con la messa in scena di un racconto che Alessandro Genovesi aveva portato al Teatro dell'Elfo (prima casa e amore lavorativo del regista), ma anche con numerose inquadrature notturne in B/N e taglio documentaristico; ci sono le canne, c'è il solito personaggio-amico di Abatantuono, c'è quel senso di libertà che viene vissuto attraverso il viaggio - si parla di Marocco e Panama -, ci sono i vinili di una vita che fanno riecheggiare la passione del regista per la musica (quello di Simon e Garfunkel)... Ma soprattutto c'è l'amore indiscusso per il cinema: quello che vuole fare il protagonista, quello in cui ci si immerge e che vive in prima persona, perché come afferma Salvatores stesso e come si legge su un poster in casa del protagonista "Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere... nella vita non c'è una trama - Graucho Marx"

1 commento:

  1. Veramente una piacevole sorpresa, e anche De Luigi non mi è dispiaciuto per niente.

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